Tumori del colon e del retto

Tumori del colon e del retto

1) Epidemiologia (Diffusione del tumore del colon e del retto)
Il carcinoma colorettale rappresenta una delle principali cause di morbosità e mortalità per neoplasia in tutti i paesi occidentali e ad alto sviluppo tecnologico. Si riscontrano 678.000 nuovi casi l’anno nel mondo, 150.000 in Europa e 30.000 in Italia.

L’incidenza grezza nel nostro paese è di 30 – 50 nuovi casi per anno per 100.000 abitanti; i tassi più elevati si registrano nell’Italia centro settentrionale con una maggior prevalenza per i tumori del retto nel sesso maschile.

Questa neoplasia ha fatto registrare nella regione Lazio nel 1998, 2542 nuovi casi; essa rappresenta il secondo tumore in ordine di frequenza per incidenza stimata sull’intera popolazione, con un tasso di 46,2 per 100.000 persone negli uomini e del 17,2 per 100.000 nelle donne.

Allo stato attuale, nonostante questa neoplasia presenti elevati livelli di curabilità rispetto a quelle insorgenti in altri distretti dell’apparato digestivo, la sopravvivenza a 5 anni si attesta mediamente sul 40 – 50 %, potendo raggiungere l’80 – 90 % nelle forme precoci.

Il 12 % di tutte le morti per tumore negli uomini ed il 16 % nelle donne sono riferibili a neoplasie di questo distretto. Il carcinoma del grosso intestino ha una elevata incidenza nei paesi occidentali, vicina a quella del carcinoma gastrico e del carcinoma polmonare (nel sesso maschile), e del carcinoma mammario (nel sesso femminile).

È ben dimostrata l’importanza di fattori costituzionali e genetici (es.: alta frequenza in alcune popolazioni rispetto ad altre, elevatissima incidenza nelle famiglie con individui portatori di poliposi familiare), come pure della qualità e quantità dei cibi ingeriti.

Una alimentazione povera di fibre vegetali può favorire l’insorgenza di un carcinoma del colon-retto (le fibre, dando luogo a un transito intestinale accelerato, diminuiscono il tempo di contatto della mucosa con eventuali carcinogeni), come pure una dieta ricca in grassi (colesterolo e suoi derivati: sostanze a potenziale carcinogenetico); anche una dieta iperproteica è in grado di alterare la flora batterica del colon (prevale la crescita degli anaerobi, capaci di trasformare i sali biliari in carcinogeni, rispetto agli aerobi). Le localizzazioni prevalenti del cancro del colon (70% circa) sono il sigma e il retto.

I carcinomi del colon, dal punto di vista biologico, sono neoplasie in genere a basso potenziale maligno, soprattutto nelle età più avanzate; la chirurgia, se realizzata in fase precoce, ha dunque possibilità curative.

2) Sintomatologia (come riconoscere?)
Il carcinoma del colon-retto è spesso presente per lungo tempo prima di manifestarsi con segni clinici. Tuttavia, in relazione alla sede di insorgenza si possono avere segni diversi con tempi di comparsa diversi.

I carcinomi del colon sinistro sono in genere più precocemente riconoscibili attraverso il reperimento di sangue nelle feci accompagnato o meno da diarrea e/o costipazione. I carcinomi del lato destro hanno comportamento più subdolo: sintomi non caratteristici quali astenia, malessere, rapida perdita di peso e anemia senza apparenti motivi possono esserne il campanello d’allarme. In ogni caso il carattere principale e comune di tali neoplasie rimane l’elevata tendenza al sanguinamento, per cui il segno da ricercare è la presenza di sangue nelle feci.

3) Prevenzione secondaria dei tumori del colon-retto
Le neoplasie del colon-retto rappresentano attualmente il 15% di tutti i tumori e sono un’importante causa di mortalità per entrambi i sessi: in Europa e nei paesi occidentali in genere è la seconda causa di morte per tumore sia nell’uomo, dopo le neoplasie del polmone, sia nelle donne, dopo le neoplasie della mammella.
In Italia, i dati si riferiscono al 1994, sono stati registrati 17.760 nuovi casi nel sesso maschile e 18.060 nel sesso femminile per un totale di decessi rispettivamente di 9.731 e 9.318; la probabilità di ammalare (per 100 soggetti in età fra 0 e 74 anni) è pari al 4,3 per il sesso maschile e 2,8 per il sesso femminile.
Il rischio globalmente considerato di ammalare di carcinoma del colon-retto varia fra Nord e Sud in entrambi i sessi ed è verosimilmente in relazione alle diverse abitudini alimentari e/o a stili di vita differenti ; infatti l’incidenza e la mortalità sono nettamente più elevate al Nord e al Centro rispetto al Sud con differenze fra i valori estremi vicine o superiori ad un fattore 2.
Confrontando la posizione del nostro paese nell’ambito dei tumori del colon-retto l’Italia attualmente si colloca in modo intermedio nella scala internazionale con tendenza all’allineamento ai livelli di frequenza più elevati tipici del Nord America e del Nord Europa. In generale l’incidenza è in aumento mentre la mortalità è stazionaria con un trend in discesa. La sopravvivenza a 5 anni è aumentata negli ultimi 20 anni (percentuali stimate fra 6 e 8%) con un’attesa di circa il 60% ; questo dato positivo è dovuto ad una maggiore tempestività nella diagnosi e ad una maggiore efficacia dei trattamenti adiuvanti post-chirurgici. Il tumore diagnosticato in fase iniziale di malattia è curabile radicalmente con la sola chirurgia; infatti le percentuali di guarigione a 5 anni sono proporzionali allo stadio di malattia.

La localizzazione anatomica più frequente, pari a circa il 70-75%, è a livello del sigma-retto di cui il 30% è esplorabile manualmente e il 60% è evidenziabile con la rettosigmidoscopia: tale dato è estremamente utile per le indagini clinico-strumentali di prevenzione secondaria.

In considerazione di quanto detto, appare chiaro come la storia naturale della malattia possa essere influenzata dalla prevenzione e dalla diagnosi tempestiva; la prevenzione secondaria sarebbe quindi potenzialmente capace di ridurre sensibilmente la mortalità legata alla malattia.

I test disponibili per lo screening delle neoplasie del colon-retto sono:
• Sangue occulto nelle feci
• Esplorazione rettale
• Rettosigmoidoscopia
• Colonscopia
• Clisma opaco con doppio mezzo di contrastto
Dati recenti evidenziano che l’impiego dei test di screening aumentano la possibilità di scoprire forme di carcinomi del colon-retto in fase iniziale portando in questo modo ad una diminuzione della mortalità di tali patologie neoplastiche.

Il National Cancer Institute degli U.S.A. e l’American Cancer Society raccomandano le seguenti regole:
1. Praticare l’esplorazione rettale in corso di visita medica nei soggetti asintomatici di età > 45 anni;
2. Eseguire annualmente oltre i 50 anni il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci e ogni 5 anni la rettosigmoidoscopia. L’American Geriatric Society suggerisce di attuare la ricerca del sangue occulto fino all’età di 85 anni. La rettosigmoidoscopia flessibile è un test altamente sensibile e l’American Cancer Society ne raccomanda l’esecuzione ogni 3-5 anni. Una sola rettosigmoidoscopia verso la fine della sesta decade dovrebbe permettere di identificare la maggior parte dei soggetti con adenomi distali a rischio di cancerizzazione.
3. Monitorare i pazienti a rischio. La colonscopia ha un’alta sensibilità e specificità (> 95%), ma è improbabile che diventi una procedura standard di screening in considerazione del suo costo elevato, della bassa compliance e della morbilità moderata; è un test da eseguire nei soggetti a medio ed alto rischio.

4) Fattori di rischio
I fattori di rischio per tali neoplasie sono di tipo:

Ambientale
• Età > a 50 anni,
• Dieta ricca di grassi e proteine, povera di fibre e micronutrienti,
• Obesità,
• Fumo/alcool
• Condizione sociale medio-alta
Sembra che i fattori ambientali, e in particolare quelli dietetici, siano responsabili della gran parte dei tumori del colon-retto. Gli studi epidemiologici delle abitutidini alimentari e delle migrazioni delle popolazioni hanno evidenziato che la dieta ricca di grassi animali e di carne e povera di fibre aumenta il rischio per questi tumori. Infatti la dieta ad alto contenuto di proteine e di grassi di origine animale si associa con un elevato contenuto di acidi biliari e metaboliti del colesterolo nelle feci dei pazienti portatori di neoplasie del colon-retto.
Oltre le elevate concentrazioni di acidi grassi si ricordano anche la carenza di calcio e il pH alcalino delle feci; d’altra parte è dimostrato l’effetto protettivo della dieta ricca di verdure, di frutta e di cereali.

Ereditari
• Poliposi Adenomatosa Familiare (PAF): è autosomica dominante caratterizzata dalla presenza di numerosissimi polipi adenomatosi localizzati soprattutto a carico del colon Sn. I polipi non sono presenti alla nascita ma si evidenziano nella adolescenza avanzata superando in diversi casi il numero di mille. Tutti i soggetti affetti da questa patologia sono destinati a sviluppare nell’arco della loro vita un carcinoma del colon-retto
• Sindrome di Gardner: è simile ma meno frequente della PAF (1 su 14.000 nascite); è caratterizzata dalla copresenza di polipi dell’intestino tenue, di tumori desmoidi del mesentere e della parete addominale, di lipomi, di cisti sebacee, di osteomi e di fibromi; è una malattia autosomica dominante.
Predisponenti
• Colite ulcerosa
• Morbo di Crohn
• Precedente patologia neoplastica maligna
• Irradiazione pelvica
• Polipi adenomatosi
• Displasia/adenoma.
Ricordiamo infine le raccomandazioni del National Cancer Institute (NCI) degli Stati Uniti d’America per la prevenzione primaria dei tumori del colon-retto:
• ridurre l’assunzione di grassi al 20 – 300% delle calorie totali;
• includere nella dieta quotidiana frutta e verdura;
• assumere alcolici con moderazione
• evitare l’obesità
• aumentare l’apporto giornaliero di fibre a 20 – 30 gr.
• diminuire il consumo di cibi conservati